Salento tra Storia e Arte Barocca

Una forte svolta politica si ebbe nel 1186 con il matrimonio tra la Regina normanna Costanza D’Altavilla e Enrico VI di Svevia che portò al dominio Svevo e che continuò negli anni con il successore di Enrico VI, Federico II, re illuminato e assoluto, intenzionato a dividere il suo potere dall’influenza ecclesiale, a combattere lo strapotere della nobiltà, del clero e del sistema feudale a favore dell’instaurazione di un governo centrale.
Grazie alla sua linea di sviluppo, le città, rese libere di agire, crebbero dal punto di vista economico e ciò porto vantaggi per l’intero territorio del Salento.
La ripresa economica segnò anche la fioritura delle arti, durante questo periodo, infatti, furono edificati alcuni dei monumenti più belli di Lecce e del Salento, come la Chiesa romanica dei S.S. Nicolò e Cataldo e la Cattedrale di Otranto.

Dopo la morte del sovrano Federico II, passa al trono il figlio Manfredi ma la situazione degenera. La Chiesa, nella figura del Papa Innocenzo IV, pretende che il Regno di Sicilia passi sotto il suo dominio. Carlo d’Angiò venne scelto per portare avanti la guerra contro gli Svevi, le lotte di resistenza si protrassero fino al 1266 con la vittoria papale a causa della morte di Manfredi durante la Battaglia di Benevento.

Con la benedizione di Papa Innocenzo IV ha inizio un’altra fase storica: il Dominio Angioino.
Con Carlo D’Angiò si tornò al sistema feudale e al potere nelle mani dei nobili francesi di fiducia del regnante.
La contea di Lecce fu ceduta ai Brienne che ne attuarono un rinnovamento urbano, a loro succedette la famiglia degli Enghien, durante il loro dominio, grazie all’unione di Maria D’Enghien con il principe Raimondello Orsini Del Balzo, il Salento viene unificato con il Principato di Taranto, fioriscono in questo periodo l’Università di Lecce e vengono erette le chiese di Santa Caterina a Galatina e il Campanile di Soleto.

Nel 1400 in seguito alle successioni dinastiche, Isabella, figlia del Conte di Copertino, va in sposa allo spagnolo Ferrante D’Aragona, diventando regina del Regno Di Napoli, il Salento divenne così, possedimento Aragonese.
Il dominio spagnolo portò in tutto il regno una situazione di chiusura a livello politico ed economico, instaurando di nuovo il sistema feudale, nonostante ciò Lecce visse in quest’epoca un momento di sviluppo economico, culturale e artistico, grazie all’attività dell’università e ai suoi scambi commerciali con l’Oriente. Nel ‘500 aumenta lo sfruttamento economico dei dominatori, l’oppressione spagnola si fece più intensa soprattutto dal punto di vista fiscale anche se l’interesse si era spostato verso le nuove rotte coloniali.
Verso fine secolo parte l’Epoca Barocca che nel Salento e soprattutto a Lecce diede vita, grazie alle influenze spagnole e orientali, ad una delle più belle espressioni artistiche della storia dell’arte europea, fatta di esuberanti e minuziose decorazioni intagliate nella tenera pietra leccese, che creano meravigliose superfici ornamentali dove volute e riccioli si susseguono in un ritmo compositivo senza sosta e sempre originale.

La Spagna cedette i suoi domini del sud Italia alla Francia e all’Austria nel XVIII secolo, il Salento passò nelle mani dei Borboni, che si occuparono di risolvere i problemi dovuti al lungo periodo del feudalesimo e cercano anche di allontanare il potere della Chiesa su questi territori. Furono avviate bonifiche viarie e agricole, venne compilato il catasto, purtroppo questo momento di risanamento si spezzò con lo scoppio della Rivoluzione Francese nel 1789.
Solo con l’avvento di Napoleone tra il 1805 e 1815, prima che fosse restaurato il dominio borbonico, si ripresero le riforme che fecero arricchire la borghesia agraria a scapito delle masse. Nel Salento, nelle città di Lecce e Otranto venne instaurato un regime democratico, e fu intensificata la linea difensiva tanto che nel 1808 la flotta inglese dovette rinunciare al bombardamento di Otranto.
Nel 1820 a causa dei moti di insurrezione le cose cambiarono, il governo divenne più restrittivo e la Puglia con il Salento vennero a poco a poco trascurati per dar maggior peso allo sviluppo di Napoli e della Campania. Lo sviluppo economico e agricolo si interruppe e la popolazione rimase in uno stato di sfruttamento totalitario.
Dopo l’Unità D’Italia, nonostante furono comunque realizzate grande opere pubbliche come l’Acquedotto Pugliese e la Ferrovia, la situazione di povertà del Salento e della Puglia non migliorò affatto, a causa dell’aumento degli sgravi fiscali.
La mancanza d’aiuto da parte del governo centrale portò gran parte della popolazione nel 1880 a emigrare all’estero.

Nel periodo del fascismo la Puglia e il Salento si distinguettero dal resto del sud, per la caparbietà con cui lottarono per conquistare il potere simili alle azioni che si svolgenavo in quello stesso tempo in Emilia. In questo periodo vengono riprese le opere di bonifica ambientale, le opere pubbliche, nasce nel 1930 a Bari la Fiera del Levante.

La timida apertura si interrompe con la prima guerra mondiale e solo negli anni Cinquanta il governo fa un tentativo concreto di ripresa in tutto il Sud d’Italia con la Riforma Fondiaria e con l’istituzione della Cassa del Mezzogiorno.
La natura è protagonista nel Salento, con i suoi famosi ulivi secolari, le sue enormi querce, le sue alte piante di fichi d’india che si affacciano sulle strade, le smisurate qualità di fiori, si contano ben 1390 specie diverse.

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